Non c’è pace a Wolfsburg

La terra non smette di tremare in Volkswagen: giubilato il capo della divisione e-Mobility Ulbrich, ora il redde rationem è direttamente tra i due veri poteri forti dell’azienda, il boss Herbert Diess, l’uomo “rubato” sei anni fa a BMW che ha abbracciato l’elettrico con tutto se stesso, e il sindacato che rappresenta le maestranze, preoccupate della transizione all’elettrico.

Per chi non lo sapesse, Thomas Ulbrich era il capo della divisione e-Mobility e ancor prima della conferma ufficiale (imputata a “ragioni puramente personali”) il quotidiano finanziario tedesco Handesblatt aveva riferito di un insanabile contrasto tra Ulbrich e il suo CEO.

In effetti, Diess sembra del tutto focalizzato sulla rapida trasformazione di VW: dopo che in luglio aveva fatto fuori il capo del software Christian Senger nominato da soli 14 giorni, sembra che la sua visione sulla transizione sia sempre più radicale. Per non fare la fine di Nokia (ha detto a Bloomberg un mese fa) è necessario capire che fare auto elettriche e digitali è l’unico futuro possibile. Non è “una delle attività” di Volkswagen, è “l’unica attività” di Volkswagen e dunque non ha senso che stiano in divisioni separate, ma devono diventare il cuore e l’anima di tutti i brand.

E chi non ne è convinto, è pregato di fare le valigie. Per ragioni puramente personali, s’intende.

Non si può dire che non sia una visione chiara, quella che Diess sta mettendo sul piatto di Volkswagen, nel cui consiglio di sorveglianza siedono, oltre ai rappresentanti delle famiglie proprietarie, anche Bernd Oberloh che rappresenta il potentissimo sindacato metalmeccanico preoccupato per il futuro dei propri iscritti, che rischiano di essere spiazzati da un subitaneo passaggio da lavorazioni metalmeccaniche e lavorazioni elettriche ed elettroniche.

Diess ha fatto nei loro confronti gesti distensivi: sono tutte in Germania per ora le superfabbriche dedicate all’elettrico come la Gläserne Manufaktur di Dresda, ombelico del mondo per la produzione della ID.3, la cui produzione ha avuto qualche singhiozzo ma sta già battendo ogni record, ma soprattutto parte dalla Germania, e precisamente da Zwickau in Sassonia la produzione del vero prodotto di punta per l’offensiva globale di VW, la ID.4 che prende direttamente di mira l’eterna rivale RAV4 di Toyota, che solo ora, con colpevole ritardo, ha annunciato piani per un SUV elettrico: se va tutto bene, forse lo vedremo in carne ed ossa nel 2021 e potremo comprarlo nel 2022, cioè almeno 18 mesi dopo che VW avrà invaso tutti i mercati mondiali con la ID.4.

Ma perché tanto chiasso per una motorizzazione che, anche in Germania, è tutto sommato ancora largamente minoritaria?

Non sono stupidi in Volkswagen, e neppure in Toyota: sanno benissimo che se la quota elettrica dell’intero mercato in ottobre non è arrivata al 9% (5% su base annua) nei segmenti dove esiste un’offerta valida, essa è ben superiore al 20%, ad indicare una domanda inespressa ma ben vigorosa che si scatena inarrestabile appena il prodotto è disponibile.

Insomma, un vero all-in: la settimana scorsa Diess ha chiesto fiducia assoluta ed un rinnovo anticipato del suo contratto al suo CdA dove però la metà dei voti ce l’hanno il sindacato e un altro 20% è in mano alla politica locale, destando non poche preoccupazioni e mettendo al lavoro frenetico i “pontieri” a cui spetterà il compito di trovare una quadra tra posizioni in questo momento assai distanti.


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