Immatricolazioni dicembre e sigmoide 2022

Fonte: dati UNRAE

Il 2021 si chiude tirando i remi in barca e lasciando sul terreno più di un terzo delle immatricolazioni rispetto al pre-Covid che scendono sotto il milione e mezzo di vetture vendute nell’anno.

Le motorizzazioni fossili ormai si sono perse per strada due terzi dei clienti che avevano due anni fa, e il fatto che questa percentuale sia solo della metà su base annuale dice chiaramente che il trend sta accelerando: la ritirata si sta trasformando in fuga disordinata e… si salvi chi può!

Sempre su base annuale, la contrazione è particolarmente evidente nelle regioni del Nord tra le categoria limitano i danni solo le categorie della fascia alta del mercato (auto di lusso e cabrio/spider) che perde “solo” meno del 10%.

Le elettriche quintuplicano le vendite rispetto a due anni fa, ma in questo caso ha più senso confrontarle con l’anno scorso, visto che il Covid le ha penalizzate solo in piccola parte; scopriamo così che le 67.485 immatricolazioni del 2021 hanno più che raddoppiato le 32.471 dell’anno scorso, facendo bene ma non benissimo. In particolare, le 6.205 immatricolazioni di dicembre sono ben un migliaio in meno delle 7.255 di dicembre 2020 (risultato probabilmente “gonfiato” dalla corsa agli incentivi).

Dunque l’anno si conclude in tono minore, complice le incertezze sugli incentivi e le difficoltà di approvvigionamento, lanciando un 2022 a sei cifre (ma ne parleremo meglio dopo).

Tra i modelli, continuano ad andare forte 500e (887) e Dacia Spring (805), ma è stato un buon mese anche per Twingo (519) ed e-Up! (459), mentre tra i “senatori” dopo la Leaf, anche la Zoe si piazza solo undicesima, uscendo per la prima volta dalle prime dieci.

Nei 12 mesi la 500e sfonda (prima auto elettrica a farlo in Italia) il muro delle diecimila consegne in un anno (10.718) seguita da Smart ForTwo (6.161), Twingo (5.821) e Dacia Spring (5.492). A seguire tutte le altre, capeggiate da Model3 (5.046) che fa un dicembre da dimenticare, visto che consegna meno della metà (418) delle vetture consegnate 12 mesi fa: una voragine separa questa performance dalle 1.363 consegne di marzo, le 984 di giugno o le 999 di settembre.

Poco o nulla cambia tra gli equilibri del parco circolante:

Stellantis NON si avvicina a Renault, ma Volkswagen si avvicina a Tesla, dalla quale è separata ormai da circa un punto percentuale e mezzo (erano quasi 5 un anno fa).

Previsione 2022

Ma il vero punto caldo sono le previsioni 2022. Già un po’ di amici mi prendono in giro per la mia abitudine di guardare i numeri senza una vera conoscenza delle dinamiche di mercato: in effetti quest’anno ho pareggiato il conto delle pizze con Dino, ma mi sa che a scommettermi contro adesso saranno più d’uno.

Del resto la mia è una scelta obbligata: non godendo di fonti di informazione privilegiate, posso solo analizzare i numeri, confidando che la sigmoide non mi tradisca.

Purtroppo a tutto ciò si sovrappone lo sconquasso causato dal Covid: per il secondo anno, siamo infatti scesi da circa 1,9 milioni di immatricolazioni a 1,4 e quando andiamo a calcolare la quota relative delle BEV sul totale, una simile variazione del denominatore cambia un po’ tutto.

Dunque la prima decisione da prendere è questa: nei prossimi anni le immatricolazioni torneranno vicino a due milioni o resteremo intorno al milione e mezzo? Per il 2022 ho deciso di mantenere quest’ultimo valore, per i prossimi anni vedremo.

Ripresa in mano la mia equazione della sigmoide ho passato il pomeriggio ad aggiustare i parametri per trovarne una che approssimasse soddisfacentemente i nuovi valori di quota elettrica, ottenendo alla fine questa:

In sostanza, la previsione di quota BEV sul totale del 2022 è pari a quasi il 9%, (in crescita rispetto al 4,8% di quest’anno) che rapportato a 1,5 milioni di consegne fa poco più di 130.000 unità, che è dunque la mia previsione ufficiale e sulla quale scommetto pizze.

Mi sembra realistico?

A questa domanda rispondano gli esperti, che immediatamente lamenteranno l’assenza di incentivi. Ho già detto molte volte che ne penso tutto il male possibile, dunque tuttosommato sono contento che il Governo non li abbia confermati; sono cosciente di quanto impopolare sia questa opinione, ma non posso cambiare idea solo perché molti non sono d’accordo con me. Credo che alla fine le Case, che, al di là delle dichiarazioni di facciata sono tutte ansiose di non perdere terreno sulle motorizzazioni che “tirano”, metteranno mano al portafogli e compenseranno almeno in parte la mancanza di incentivi e ci sarà risparmiato il balletto degli incentivi a singhiozzo.

Soprattutto c’è da sperare che si risolvano gli ostinati problemi di produzione che hanno colpito un po’ tutte le Case, anche se comunque Tesla ha consegnato proprio nel 2021 quasi UN MILIONE di esemplari, un risultato che solo un paio d’anni fa sembrava del tutto irraggiungibile.

Da notare, da ultimo, che questo numero non è poi tanto inferiore alla previsione precedente fatta sulla sigmoide senza correzione di denominatore.

Ma la vera sorpresa l’ho avuta “allungando” la prospettiva temporale per cercare il 100% di immatricolazioni elettriche, perché la curva che ho trovato è questa:

Le novità straordinarie rispetto alla sigmoide che stavo usando fino all’anno scorso sono due:

  • il 100% si raggiunge molto prima (intorno al 2033 invece del 2050) ed il punto di flesso (metà immatricolazioni elettriche) arriva già nel 2025
  • Il parco resta misto molto più a lungo, conseguenza logica del fatto che il ritmo delle immatricolazioni cala da 2 a 1,5 milioni l’anno.

Diciassette anni di meno sono davvero tanti, così come è drastica l’ipotesi che non si torni mai più a vendere due milioni di auto all’anno in Italia; sicuramente ci sarà chi, con ragioni inoppugnabili e esperienza decennale, le metterà in discussione entrambe.

Ma visto che io tutte queste cose non le so, posso solo ascoltare cosa mi dicono i numeri e metterlo per iscritto, con l’incoscienza di chi non ha da difendere alcuna credibilità di forecaster ufficiale.

E ora, parlino le pizze…


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