Sarebbe il sogno di molti, ma in pratica non è un obiettivo semplice da raggiungere; gli esperti sottolineano in particolare l’importanza del “baseload” una specie di zoccolo duro di consumo che dev’essere soddisfatto sempre e comunque per non fermare le imprese o lasciare la popolazione al freddo.
E siamo stati abituati a dare per scontato che le fonti di energia rinnovabile in maggioranza siano caratterizzate da oscillazioni nella produzione così importanti da renderle inadatte a gestire il baseload.
Oggi ho passato qualche ora sul sito di Eurostat dedicato all’energia: si tratta di una risorsa preziosa e pubblica, ricchissima di dati. Ne ho estratto quelli relativi all’intera Unione Europea che ora vi commento.

In effetti, la produzione energetica ottenuta dal vento oscilla in modo importante lungo il corso dell’anno…

…così come quella proveniente dal Sole. Le due oscillazioni però sono sfasate proprio di sei mesi, per cui…

…immaginando di aumentare la produzione da fotovoltaico di circa il 50% e sommando i due contributi…

…si ottiene una produzione che non è certamente perfettamente lineare, ma dove le oscillazioni possono essere contenute, ad esempio tramite l’uso dell’idroelettrico.
E’ ovvio che, accanto a questa oscillazione, ne esiste una con frequenza molto più elevata che è dovuta all’alternarsi di notte e giorno; è inoltre altrettanto ovvio che man mano che limitiamo questa analisi dal punto di vista geografico (ad esempio esaminando soltanto il nostro Paese), l’importanza relativa delle due fonti rinnovabili diventa assai diversa sia quanto a produzione ma anche quanto a potenzialità; l’aspetto che trovo interessante è però il fatto che due tra le principali fonti rinnovabili siano tra loro complementari quanto a sfasatura stagionale: una politica energetica europea integrata potrebbe avvantaggiarsi in modo importante di questo fatto, ma qui apriremmo un altro discorso…