In questo post abbiamo accennato a “molte limitazioni”, una frase che ad alcuni lettori è sembrata vaga, ma era un modo sintetico per evitare di dare l’impressione che qualsiasi flotta fosse trasformabile in elettrico oggi, perché non è così.
Una prima limitazione riguarda la scelta della vettura stessa. Il catalogo di EV al momento in cui scrivo consta di 15 modelli:
- Renault Zoe (da €22.100)
- Nissan Leaf (da €23.910)
- Citroën E-Mehari (da €25.990)
- Peugeot iOn (da €27.151)
- Volkswagen e-Up! (da €27.400)
- Tazzari Zero (da €29.890)
- Citroën C-Zero (da €30.690)
- Nissan e-NV200 – unico furgone in lista (da €31.066)
- Mitsubishi i-MiEV (da €32.214)
- BMW i3 (da €36.500)
- Kia Soul (da €37.000)
- Volkswagen e-Golf (da €38.000)
- Mercedes Classe B (da €41.680)
- Tesla Model S (da €79.040)
- Tesla Model X (da €99.040)
E’ abbastanza evidente lo sbilanciamento di scelta tra EV e ICE (auto con motore a combustione interna): non è detto perciò che l’azienda possa trovare la soluzione che cerca in un ventaglio di offerta così limitato. E’ altrettanto chiaro per fortuna che nel corso dei prossimi due o tre anni il mercato si arricchirà in modo importante, e non solo per l’arrivo della Tesla Model 3: non c’è produttore che non abbia fatto annunci in questo senso.
Un altro fattore discriminante è rappresentato dall’utilizzo urbano più o meno spinto: la nostra scelta – contrariamente a molte altre aziende – è stata quella di puntare per le ricariche occasionali sui caricatori rapidi in CC da almeno 50 KW; sono dispositivi molto costosi, che assicurano però la ricarica in circa mezz’ora. Per ammortizzarne il costo dunque è necessario che le EV oggetto della trasformazione circolino prevalentemente in un’area limitata, come ad esempio l’Area Metropolitana di Milano.
Il terzo elemento da considerare (anche se non si tratta di una vera e propria limitazione) è la politica di ricovero notturno: per ottimizzare la durata della batteria è opportuno alternare le ricariche lente (4 ore) a quelle veloci. Tipicamente la ricarica lenta si fa di notte e risulta più semplice da organizzare in un posteggio aziendale dove le vetture vengano lasciate ogni notte per trovarle cariche al mattino. Molte aziende però permettono al dipendente di portarsi a casa l’auto: in questa seconda ipotesi il caricatore che perciò verrà installato presso il domicilio del dipendente dovrà essere di tipo diverso.
Una risposta a "Limitazioni allo use case di base"