Come spiegato in questo post, non tutte le configurazioni di flotta aziendale si prestano oggi ad una trasformazione elettrica: la mobilità ICE ovviamente si basava su una infrastruttura di rifornimento molto più capillare e su un catalogo di modelli ordini di grandezza più ricco della mobilità EV.
E’ però altrettanto evidente che i benefici di immagine che accreditano le aziende che si stanno cominciando a muovere adesso non dureranno all’infinito: in altre parole vengono premiate le aziende che si muovono per prime e trovano soluzioni innovative e non quelle che lo fanno obtorto collo quando ormai tutti i loro concorrenti hanno già messo in atto soluzioni di questo tipo.
Vediamo perciò se è possibile dare qualche idea innovativa per superare alcune delle difficoltà.
Hub-and-spoke
Immaginiamo una flotta assegnata ad un gruppo di funzionari commerciali dedicati al territorio di una grande città. Questi lascino ogni mattina il proprio domicilio per le visite che hanno in programma nel grande centro urbano.
Si potrebbe immaginare che la flotta elettrica stazionasse presso un punto di ricovero e ricarica (R&R) ad esempio situato in un parcheggio privato, fuori dell’eventuale area a pedaggio. Il dipendente arriva con la sua auto, preleva una EV del pool e lascia in suo luogo la vettura ICE.
Le colonne di ricarica sono installate nel punto R&R ed assicurano che la vettura prelevata sia sempre completamente carica: il dipendente si sposta tutto il giorno (eventualmente ricaricando su una colonna veloce se il chilometraggio è molto alto anche se fare più di 150 km in città in 8 ore non è facile) e alla sera riprende la sua vettura e torna a casa.
Viene inoltre meno la possibilità che la colonna di ricarica sia inaccessibile a causa di una vettura in divieto di sosta, un problema che affligge i punti di ricarica installati su suolo pubblico (almeno in Italia).
La flotta EV diventa così un asset condiviso prenotabile tramite la app di utilizzo, e si elimina la “range anxiety”.