Mi fa sorridere la lettura di articoli nei quali si attira l’attenzione sul bilancio dei diritti umani nella trasformazione alla mobilità elettrica. L’ultimo esempio è questo pezzo di Wired Magazine nel quale si sottolinea che la gran parte del cobalto necessario per la tua batteria viene attualmente estratta nella Repubblica Democratica del Congo, un paese che sicuramente ha problemi “ottimi e abbondanti” per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani.
Ora, non è certo mia intenzione negare il fatto che la Repubblica Democratica del Congo debba fare ancora molta strada su questo terreno; per la verità, credo che lo stesso sia vero della gran parte delle attività estrattive che, di solito, si svolgono in paesi ricchi di risorse naturali ma ancora piuttosto arretrati al punto di vista industriale e politico.
Dunque è vero, estrarre il cobalto potenzialmente espone il mondo occidentale ai sensi di colpa derivanti dallo sfruttamento di popolazioni che della mobilità elettrica non sentiranno parlare ancora per molto tempo, occupate come sono a sopravvivere alle guerre e alle carestie. Non è certo di questo che mi viene da sorridere.
Mi viene da sorridere pensando all’ipocrisia di quei giornalisti che forse fanno la fila davanti al negozio Apple per comprare l’ultimo modello di iPhone; lo sapranno che dentro ogni telefonino c’è una batteria agli ioni di litio esattamente identica da un punto di vista tecnologico alla batteria di un’automobile?
Proviamo a fare qualche conto: nel mondo esistono circa 2 miliardi di smartphone, ciascuno dei quali ha a bordo una batteria della capacità di circa 10 Wh; esistono inoltre 1 miliardo di computer portatili, ciascuno dei quali a bordo una batteria della capacità di circa 40 Wh. Basta fare qualche moltiplicazione per accorgersi che già oggi il mondo divora tanto cobalto quanto ne userebbero 1 milione di veicoli elettrici. Ma allora, come mai nessuno si è preoccupato dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo fino adesso?
Come mai nessuno si è rifiutato di guidare prima del 1990 un’automobile dotata di una marmitta catalitica contenente al suo interno platino, in maggioranza proveniente dal Sudafrica?
Per non parlare del petrolio stesso, che in gran misura proviene da Nazioni non certamente all’avanguardia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, in generale o anche solo delle donne, cui solo recentemente in Arabia Saudita è stato consentito di guidare senza l’accompagnamento di un uomo della famiglia.
Insomma, smettiamo di fare gli ipocriti: i diritti umani sono una cosa importante, un problema che deve essere affrontato su base globale, ma che dovrebbe stare a cuore a tutti quanti noi sempre.
Non solo quando dobbiamo fare un po’ di propaganda.