XIV Rapporto ISPRA

I mezzi di informazione danno conto oggi della pubblicazione del XIV rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano realizzato dall’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale.

Lo studio è ricco di dati e non tratta solo di inquinamento atmosferico mettendo il lettorenella condizione di effettuare l’analisi dei dati messi a disposizione sotto forma di confronto tra il 2005 ed il 2015.

Per quanto riguarda il settore della Mobilità, sembra si sia voluto porre l’attenzione sui climalteranti diversi dalla CO2, offrendo una analisi delle emissioni per settore di provenienza.

Purtroppo la pur chiarissima sintesi grafica preparata dal Sole 24 Ore si concentra sul solo PM10, ma il rapporto analizza anche l’evoluzione delle emissioni su altre sostanze potenzialmente climalteranti come ossidi di azoto (NOx), anidride solforosa (SO2), composti organici volatili escluso il metano (COVNM – es. propano, butano, etilene, acetilene, ecc.), ammoniaca (NH3) e benzene.

Abbiamo pensato perciò di riassumere questi dati in forma sintetica nell’infografica sopra riportata.

La sintesi dell’ISPRA

Per prima cosa ci sembra opportuno riportare un breve estratto della sintesidell’Istituto:

La principale fonte di emissione [di PM10] risulta il riscaldamento domestico a causa dell’incremento nell’uso di biomassa legnosa e un mancato adeguamento tecnologico verso apparecchiature più efficienti rispetto al caminetto tradizionale. Occorre, però, non cadere nell’errore di considerare le emissioni dai trasporti di secondaria importanza.

Infatti i trasporti stradali costituiscono quasi il 20% delle emissioni primarie di PM10, una quota tutt’altro che trascurabile. Inoltre contribuiscono largamente alle emissioni di ossidi di azoto (per 96 città su 120 le emissioni di NOx sono dovute per più del 50% ai trasporti su strada rappresentando complessivamente il 55% delle emissioni di NOx dalle 120 città) finendo per determinare in larga parte i livelli elevati di NO2 in aria e contribuendo, come precursori del PM secondario, alle concentrazioni di PM10 e PM2,5.

Giorgio Cattani, ISPRA)

Qualche nostra osservazione

Sono evidenti i progressi realizzati su interventi puntuali: ricordiamo tutti le piogge acide provocate dalle emissioni di anidride solforosa principalmente derivante dagli impianti industriali che continuano ad esserne i principali responsabili. Gli interventi di controllo delle emissioni hnno consentito la loro riduzione di quasi l’80% in dieci anni.

L’agricoltura continua ad essere responsabile della stra-maggioritaria quota di emissioni di ammoniaca (segnatamente dagli allevamenti) con pochissimi progressi.

Il trattamento rifiuti continua ad essere responsabile della maggior parte dei COVNM,con qualche progresso su cui probabilmente è necessario lavorare ancora.

Il riscaldamento – come nota il Sole 24 Ore – è il principale responsabile delle emissioni di PM10, ed è l’unica componente che in questi 10 anni è andata controtendenza, aumentando in modo significativo.

Dovrebbe far riflettere il fatto che questo incremento sia in buona parte dovuto allo sciagurata “moda” del riscaldamento a pellet o a legna: se è vero che esso è economico, è anche vero che in impianti domestici comporta inevitabilmente l’incremento delle emissioni di PM10

L’altro grande “colpevole” per la cattiva qualità dell’aria urbana in Italia è il trasporto su strada, che continua ad essere sul podio in 4 delle 6 categorie analizzate, anche se bisogna riconoscere che in tutte sono stati fatti significativi progressi. Manca all’appello la CO2, dove pure qualche progresso è stato fatto ma complessivamente non tanto da consentire ancora ottimismo.


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