- Come ha reagito la sua azienda a tre mesi di lavoro agile forzato?
- Come pensate cambierà il concetto stesso di mobilità?
- Come influirà il mutato scenario sui piani di elettrificazione della vostra flotta?
Sono queste le domande che OneWedge ha posto alle imprese nel corso della Tavola Rotonda virtuale ospitata da GreenPlanner che ha visto la partecipazione di Piergiorgio Di Crescenzo (Intesa Sanpaolo), Tiziano Fasolini (Nestlé), Dario Frigerio (DNV GL) e Luciano Molè (Avnet).
Le aziende presenti rappresentano una efficace sezione trasversale di molta parte dell’economia italiana: alimentare, elettronica, finanza e servizi accomunate dall’impiego di flotte aziendali che vanno da poche centinaia a qualche migliaio di mezzi e da popolazioni aziendali che vanno dalle centinaia alle decine di migliaia di addetti.
A fronte di una tale diversità, è sorprendente la concordia invece nelle risposte che dipingono un quadro piuttosto uniforme del modo con il quale le aziende in Italia stanno affrontando la nuova normalità.
Siamo sopravvissuti al lavoro agile?
Senza dubbio sì: tutti avevano in essere sperimentazioni e programmi pilota, qualcuno lo aveva giù istituzionalizzato per parte del tempo e parte della forza lavoro, dunque non si è trattato di un fulmine a ciel sereno per nessuno.
Non tutti però si aspettavano un tale successo: produttività costante o addirittura in aumento e buona soddisfazione da parte della maggioranza degli addetti; certo qualcuno ha dovuto fare i conti con una casa un po’ piccola per ospitare due genitori e due figli in smart-working/schooling e qualcuno ha rimpianto di non aver scelto l’appartamento già cablato con la fibra, ma molti si sono accorti di aver recuperato un’ora e mezza al giorno. Sicuramente di aiuto per le imprese più grandi il fatto di avere un reparto di supporto IT per sbrogliare i piccoli inconvenienti operativi ed a tutti manca l’interazione quotidiana coi colleghi ma, tutto sommato, si può fare !
La PVM, Post-Virus Mobility
La nuova normalità sarà comunque ben diversa da prima, lo abbiamo capito tutti. Addirittura c’è chi ha già quantificato la nuova normalità: in Nestlé su 1.300 addetti della sede di Assago inizialmente sarà permessa la presenza contemporanea del 10% che passeranno al 20% e al 30% per fine anno, ma attualmente le presenze si contano in poche decine.
Nessuno ha dubbi che gli spostamenti diminuiranno, sia per la poca propensione all’uso dei mezzi pubblici che comunque ridurranno significativamente la propria capacità, sia per un maggiore ricorso ai contatti a distanza. Nelle parole di uno degli ospiti, se prima per andare a Monaco di Baviera era prassi comune usare l’automobile, ora forse qualche domanda in più verrà fatta.
Se non ora, quando?
Anche sui progetti di elettrificazione le esperienze delle aziende sono diverse tra loro, ma si sono tutti uniti allo slogan coniato da Intesa Sanpaolo, sottolineando che la convergenza tra le esigenze operative e il desiderio di non perdere gli effetti positivi del fermo forzato sull’ambiente crea le condizioni ideali che possono essere innescate da opportuni interventi normativi e di incentivazione per una accelerazione esplosiva della conversione accompagnata da una adeguata crescita delle infrastrutture di ricarica a supporto.
In questa ottica risulta evidente il ruolo di apripista che possono avere le aziende di maggiori dimensioni, anche per la stretta connessione con altre realtà internazionali, con le quali confrontarsi per individuare e diffondere le migliori pratiche.