Nei giorni scorsi ho avuto modo di commentare l’annuncio da parte di PSA della adozione di Android Automotive OS, etichettandolo come “suicidio”.
Dall’articolo:
A partire dal 2023, Citroën, Peugeot, DS e Opel avranno Android Automotive OS, che include nativamente i servizi Google
La notizia riguarda presumibilmente (anche se l’articolo non ne parla) anche i marchi FCA (Fiat, Chrysler, Alfa, Jeep, Lancia) che entreranno a far parte dell’universo Stellantis al perfezionamento della fusione; annunci simili inoltre sono venuti da Audi (sia pure in misura per ora limitata al sistema di infotainment), da Volvo e Polestar (il marchio elettrico della casa sino-svedese).
A chi non avesse familiarità con il concetto di Car OS, consiglio la lettura di questo articolo, nel quale spiego perché l’adozione di un vero e proprio Sistema Operativo è il passaggio obbligato verso il vero punto di arrivo della trasformazione che sta vivendo il settore Automotive che non è – contrariamente a quanto pensano molti – l’auto elettrica, bensì l’auto digitale.
Terminata la lettura dovrebbe essere chiaro che non stiamo parlando di un semplice navigatore un po’ meno imbecille, di mappe di questo decennio o di un music player che non sia stato scritto negli anni ’80, ma del vero e proprio scheletro digitale della vettura, la base su cui queste e molte altre applicazioni gireranno.
Sarà il S.O. che detterà le regole di come si possono scrivere applicazioni complementari o sostitutive, come avviene per computer e smartphone e – ovviamente – sarà chi scrive il S.O. a gestire l’app store tramite il quale queste applicazioni potranno essere acquistate: non tutti sanno che il 20% del fatturato Apple deriva dalle royalties sull’app store!
L’alternativa del diavolo
Dunque il suicidio di cui parlo non è certo riferito a difetti veri o presunti di Android come la sicurezza (in effetti, ho di Android una ottima opinione) ma facevo riferimento al dilemma di strategia industriale davanti al quale ritenevo si trovano le Case automobilistiche, una volta compresa l’ineluttabilità di un CarOS:
- svilupparlo in proprio
- licenziarne uno già scritto
L’alternativa 1 è quella che storicamente ha scelto Apple che, partendo da un kernel UNIX ha sviluppato ed utilizza in esclusiva i propri sistemi operativi MacOS ed iOs, come pure quella scelta dai produttori di console per giochi di maggiore successo come Sony e Nintendo. Nel mondo automotive, è la alternativa scelta da Tesla (non a caso fondata da un signore che viene dall’informatica) e da Volkswagen, almeno fino alla recente rimozione di mr. Senger, che dell’autarchia digitale di Wolfsburg (dicono i ben informati) era il grande campione.
L’alternativa 2 è quella scelta dal mondo Microsoft e Google, che hanno sviluppato i sistemi operativi che usano tutti quelli che non usano Apple, grosso modo l’80% degli utilizzatori. È anche quella che è stata scelta da PSA e da tutte le altre Case che abbiamo nominato sopra.
Entrambe le strategie funzionano benissimo, almeno dal punto di vista dell’utilizzatore: sistemi operativi stabili, ben supportati e ben documentati creano una intera industria di sviluppatori di applicazioni, il che moltiplica il valore del dispositivo.
Perché un suicidio?
Dal punto di vista economico però le cose stanno molto diversamente: basta esaminare i bilanci delle società di informatica degli ultimi anni per accorgersi che mentre Apple, Microsoft e Google riescono a produrre margini sul fatturato superiori al 20% dopo le tasse, i produttori di hardware devono accontentarsi di pochi punti percentuali, quando non ci perdono, al punto che la venerabile IBM (che ricordiamolo, nel 1981 ha “creato” Microsoft dal nulla licenziando da essa il sistema operativo per il suo PC) meno di 25 anni dopo ha dovuto cedere la sua unità PC ai cinesi di Lenovo, oppure al punto che se racconto alla mia figlia ventunenne che c’è stato un tempo in cui il 50% dei telefonini al mondo erano Nokia con S.O. Symbian, lei si mette a ridere.
Insomma, nel digitale, chi controlla il Sistema Operativo cattura la parte del leone dei profitti sia diretti che indiretti: il “suicidio” non è tecnico, ma economico, e le Case lo stanno compiendo semplicemente perché non hanno capito che nell’auto digitale (come in qualsiasi altro oggetto digitale) la componente più importante è il software di base!
Quando descrissi “l’alternativa del diavolo” dissi anche che l’unica altra strada possibile per le Case era quella di costituire un consorzio che sviluppasse un CarOS comune partendo da un kernel Linux, coinvolgendo magari un player come Google o Microsoft mantenendo però un ferreo controllo sugli standard e sui protocolli e sulla proprietà intellettuale: è una via complicata, lo riconosco, perché presume che aziende che sono state acerrime avversarie sul mercato riconoscano la necessità di una collaborazione così intima per il bene comune.
Per rendersi conto che stanno abbandonando il controllo della singola componente più importante ci vorrebbe inoltre una umiltà ed una capacità di immaginare il proprio futuro da qui a vent’anni che, ahimé, le Case non posseggono.
Se perciò volete sapere che ne sarà di PSA (o di chiunque altro scelga quella strada) in un futuro non troppo lontano, non avete che da entrare in un negozio di telefonia e cercare questo prodotto:
