Come qualche lettore ormai saprà, One Wedge nasce con l’idea precisa di mettere in moto il volano della mobilità elettrica partendo dalle utenze aziendali, ed in questi prime mesi abbiamo portato questo “verbo” ai Fleet Manager delle imprese.
Una delle obiezioni che abbiamo incontrato più di frequente è questa:
Noi abbiamo già provato ad introdurre in azienda un progetto pilota di Mobilità Elettrica: abbiamo comprato queste quattro EV, abbiamo messo i caricatori nelle nostre tre sedi, ma purtroppo abbiamo dovuto constatare che non le usa nessuno.
Come mai? La ragione, a nostro modo di vedere, è duplice.
Pianificazione
L’aritmetica ci dice che anche una percorrenza di 35-40.000 km/anno distribuita su 220 giorni lavorativi vuol dire meno di 200 km al giorno e sono ormai diverse le EV di taglia media presenti sul mercato in grado di coprire questa distanza con una singola carica.
Ma le medie sono, per l’appunto, medie e assomigliano un po’ ai polli di Trilussa, perché per due settimane magari farò solo 50 km al giorno ma quella successiva ne farò 300. Di fronte al timore di rimanere a secco, il dipendente sceglierà perciò sempre il mezzo endotermico, a meno che non gli sia garantita la possibilità di un rifornimento a metà strada quando necessario.
Questo rifornimento dovrà essere disponibile “in zona” rispetto ai suoi percorsi, ed essere rapido (ad esempio, il tempo di un panino e di un caffé). Dunque caricatori rapidi in corrente continua collocati in posizioni “strategiche”.
È dunque chiaro che la mobilità elettrica non può essere proposta “a pioggia” perché non è oggi matura per molti scenari applicativi.
Ma per qualcuno sì.
Centri cittadini, trasferimenti intersede, gestione punti vendita, consegne sono solo alcuni esempi dai quali partire. Solo dopo che il progetto pilota avrà avuto successo sarà possibile espanderlo, anche perché nel frattempo la rete dei caricatori rapidi esterni all’azienda andrà via via arricchendosi, tranquillizzando fasce di utenti sempre più ampie.
Comunicazione o Cambiamento ?
Sarebbe ipocrita negare il valore di immagine di un progetto del genere: quale azienda non si rende conto del valore di un investimento che può ridurre anche del 70% l’impronta carbonica della propria flotta?
Ma se tutti capiscono il beneficio di una “appendice” comunicativa che valorizzi il processo, purtroppo non tutti capiscono che la transizione alla Mobilità Elettrica è invece un processo di cambiamento complesso il cui successo richiede tutti i cinque ingredienti resi celebri dal modello Knoster fin dagli anni ’90:
In altre parole, il successo del progetto dipende dalle risposte a queste cinque domande che dovremo dare – prima che agli interlocutori esterni – a quelli interni, cioè ai dipendenti che vogliamo coinvolgere:
- perché la nostra Azienda vuole passare alla Mobilità Elettrica?
- so ciò che è necessario sapere sulla Mobilità Elettrica?
- quali benefici avrò dal partecipare a questa iniziativa?
- l’Azienda sì è dotata delle risorse necessarie a rendere la Mobilità Elettrica concretamente fattibile nella nostra realtà?
- quali sono le fasi in cui si articola il progetto? quali i tempi?
From what I understand you are considering the change aspect of introducing eMobility. What about tactics like Nudging (Thaler/Sunstein) or Positive Deviance (SterninPascale) for this kind of massive social change? https://hbr.org/2005/05/your-companys-secret-change-agents
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One day you and I must sit down for a weekend to think about the various Change aspects of these transformations
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