Diesel: spada di Damocle per i Comuni

Ieri abbiamo discusso come una impresa che utilizza una flotta aziendale possa mitigare gli effetti negativi di un drastico provvedimento restrittivo Sindacale sul traffico come quelli ai quali ha dato via libera in Germania una sentenza di un giudice federale, una sentenza che potrebbe far scuola anche da noi, come ha dimostrato la prontissima dichiarazione in tal senso della Sindaca di Roma.

colosseo con traffico

Grande scalpore ha anche suscitato, soprattutto in Italia, la sorprendente presa di posizione di FCA, una Casa che non si è mai distinta – finora – per atteggiamenti ideologicamente ambientalisti.

Nelle more di grandi decisioni che sembrano difficili da prendere sia a livello Italiano che Europeo sembra perciò che potrebbero essere i Sindaci, più a diretto contatto con i cittadini che domandano interventi di salvaguardia della salute pubblica, a prendere in mano il dossier.

I rischi

I Primi CIttadini d’altronde si rendono conto molto bene di quali impatti negativi potrebbero avere provvedimenti restrittivi tout court sulle attività economiche, e sono alla ricerca di approcci più “morbidi” ma ugualmente efficaci: se – insieme ai divieti – si potessero mettere in campo iniziative di sviluppo della Mobilità Elettrica, l’intervento risulterebbe sicuramente, oltre che meno controverso – anche più efficace.

L’ostacolo maggiore allo sviluppo della eMobility è, ormai è un dato di fatto, la scarsità delle infrastrutture di ricarica per veicoli ancora dotati di autonomia molto inferiore a quella dei corrispondenti veicoli termici e mettere in atto un semplice provvedimento restrittivo rischia il rigetto, soprattutto da parte delle imprese operanti sul territorio.

Un approccio integrato

Facendo i conti, si scopre che infrastrutturare una cittadina di 30.000 abitanti ove circolano circa 20.000 veicoli[*] richiede un investimento di alcuni milioni di euro: non sono in assoluto cifre colossali, ma sicuramente oggi NON nella disponibilità di nessun Comune, per quanto ben amministrato.

Dunque se da una parte si possono invcoraggiare le imprese a fare la loro parte, rinnovando un parco spesso vetusto con uno meno inquinante, dall’altra è necessario creare uno scenario favorevole ove questo sforzo non comporti anche “salti mortali” operativi.

L’approccio proposto da OneWedge consente di calibrare l’intervento in funzione dell’utilizzo, senza investimenti da parte del Comune che – però – ha la possibilità di partecipare al progetto contribuendo alle sue finalità, trasfromando in elettrico la propria flotta.

È bene ricordare infatti che i Comuni operano direttamente circa il 60% delle auto in dotazione alle Pubbliche Amministrazioni Italiane (circa 18.000 su quasi 30.000 [**] ):

auto nella PA

la loro trasformazione in elettrico consentirebbe risparmi tali da finanziare l’installazione di quasi 1.000 caricatori Fast DC 50 kW: non la soluzione, ma un buon inizio.

 


[*] dato approssimato dal dato nazionale che vede 40M di veicoli per 60M di abitanti

[**] dal censimento 2016 del Ministero per la Funzione Pubblica


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