Credo sia evidente che in questo momento la maggioranza dei media non sia schierata a favore della mobilità elettrica per un insieme di motivi:
- non la conosce mentre – almeno un po’ – conosce le mobilità termica
- è contigua al tema dell’ecologia, politicamente divisivo
- è nuova ed, in quanto tale, andrebbe studiata ma non tutti (penso soprattutto ai giornalisti con qualche anno di esperienza in più) hanno voglia di ricominciare a studiare
- richiede una visione di insieme davvero di ampio respiro: come sempre capita, si vedono molto prima gli alberi della foresta
- non si giova del qualificato lavoro di supporto di professionisti dell’informazione (a.k.a. gli uffici stampa)
Si noti che nell’elenco delle motivazioni (probabilmente incompleto) ho escluso un tema che spesso sento citare: “i giornalisti sono tutti al soldo delle multinazionali dell’automobile o del petrolio” perché non penso affatto che sia così ma sarebbe sciocco negare che qualche lobbista non si fa scrupolo a ricorrere a “studi” dalla scientificità quantomeno dubbia per attizzare la polemica.
Come si può controbattere allora, vista la disparità di forze in gioco? Ma ovviamente impiegando la “maniera gentile” (*) ovvero offrendo un punto di vista diverso, più fattuale, radicato nei dati oggettivi, corroborati da fonti di alta reputazione proprio là dove il nostro avversario flette i sui potenti muscoli comunicativi.

Ciascuno di noi può praticare il Communications Judo perché, in realtà, le argomentazioni messe in campo dall’avversario sono sempre le stesse:
- l’energia elettrica crea altrettante emissioni che non bruciare benzina, e comunque non ce n’è abbastanza o non c’è abbastanza potenza
- le batterie, produzione e smaltimento, i metalli rari (questione etica e stock disponibile) ed il rischio di incendio
- i diesel moderni producono meno emissioni dei una EV sul ciclo di vita completo
- chi dice che le emissioni sono nulle, dice una bugia
Per aiutare i judoka ho preparato quattro confutazioni (ma naturalmente ciascuno può confezionarsi le proprie) che sono a disposizione di chiunque voglia usarle in questo post. Il vantaggio di queste confutazioni rispetto a quelle scritte sul momento è che sono molto più veloci da usare e sono tracciate, cioè sappiamo quante volte sono stati lette.
L’uso è semplicissimo: di solito articoli come quello terribile comparso qualche giorno fa su Libero si portano dietro una coda immensa di commenti che, invariabilmente, toccano uno o più dei quattro argomenti sopracitati; basta che il judoka, se non ha voglia o tempo di argomentare in prima persona risponda a ciascun commento con una breve frase non conflittuale come, ad esempio:
"Le cose non stanno proprio così: xxxxxx"
dove “xxxxxx” rappresenta il link appropriato, e lasciare che l’oggettività dei dati faccia il suo lavoro. E’ chiaro che non convinceremo tutti, ma convinceremo di sicuro coloro che sono genuinamente interessati all’argomento ma non lo conoscono: tuttosommato, meglio di così è difficile fare.
In questi due giorni da che le quattro confutazioni sono state create esse sono già state lette oltre 250 volte !
Certo, nessuno di noi può permettersi di fare questo lavoro a tempo pieno, ma se cento, duecento o trecento persone leggono e puntualizzano, l’effetto di controbilanciamento si sentirà, eccome, e proprio grazie alla grande diffusione delle testate che commentiamo che raggiungono platee che per noi sarebbero impossibili.
(*) in giapponese: “judo”