È una specie di tormentone: gli amici che sanno che mi occupo di mobilità elettrica ad ogni giro di incentivi mi chiedono che ne penso; e io ogni volta rispondo “tutto il male possibile”.
Amico: “Ma come, diecimila euro di incentivi, come fai a pensarne male?”
Gianni: “È molto semplice: ne penso male perché li ritengo inutili se non dannosi. Mi spiego: un incentivo sul prezzo di vendita rende il prodotto più appetibile, invogliando un numero maggiore di consumatori ad acquistarlo. Peccato che il mondo delle vetture elettriche stia già marciando al massimo delle sue (limitate) capacità produttive e dunque gli effetti del provvedimento saranno due:
- ridurre il prezzo di acquisto di auto il cui acquisto era già stato deciso
- allungare le liste di attesa, già molto lunghe
All’inizio di quest’anno, prevedevo immatricolazioni per 20.000 unità, cioè il doppio dell’anno precedente: vedremo tra sei mesi quante saranno state, considerato che nel primo semestre siamo sotto le diecimila. Si dirà, ma il virus… ebbene mentre il mercato nel suo complesso dal virus ha preso un bel pugno in faccia, quello elettrico ne ha risentito molto ma molto meno, proprio per le lunghissime attese per la consegna:

Se dunque alla fine dell’anno dovremo constatare che le immatricolazioni elettriche si fermano alle stesse 20.000 unità, dovremo accettare il fatto che in questo momento il mercato delle BEV è strozzato dal lato supply ed è del tutto inutile stimolare il lato demand.
Amico: “Ma allora non si può far nulla?”
Gianni: “Tutt’altro: si può e si deve fare, ma rinunciando alle scorciatoie, in primo luogo riconoscendo che la transizione all’elettrico è soprattutto un problema di riconversione industriale. Le Case automobilistiche hanno già sulla testa la spada di Damocle delle salatissime multe UE per mancata compliance emissiva, dunque non hanno alcun bisogno di essere convinte. Casomai, hanno bisogno di essere aiutate in un momento in cui, oltre alla titanica difficoltà di una riconversione industriale senza precedenti verso una tecnologia a loro sconosciuta e che non controllano, si aggiungono le difficoltà di cassa dovute al -46,7% che vedete sopra.
Conscio che a moltissimi amici elettromobilisti questa affermazione non piacerà sono moderatamento contento che venga aiutato anche il settore tradizionale perché se una Casa automobilistica fallisce non può investire in ricerca e in nuove linee di produzione dedicate all’elettrico; ancor meglio sarebbe stato non incentivare nulla lato consumatore, e dedicare invece qualche miliardo ad incentivare gli investimenti in conto capitale in ricerca ed in nuove linee di produzione, perché è di questo che la transizione ha bisogno.