Blackout da condizionatori: e se ci fossero le auto elettriche?

L’estate precoce e caldissima ha portato tante famiglie ad usare (e abusare) dei propri condizionatori, provocando mini-blackout a ripetizione, particolarmente concentrati a Milano.

La mai doma lobby del petrolio ne ha immediatamente approfittato per inondare redazioni e social di una domanda che rimbalza verbatim da una pagina all’altra:

“E se il 50% delle auto fosse elettrica, come le caricheremmo?”

Ovviamente è una domanda artatamente mal posta, vediamo perché.

Il condizionatore è stato inventato nel 1902 da Willis Haviland Carrier, un ingegnere americano, per risolvere il problema dell’umidità in eccesso in uno stabilimento di stampa dove lavorava.

Se fosse esistita una lobby antiAC all’inizio del ventesimo secolo avrebbe potuto domandarsi: “ma la rete sarò in grado di alimentare questi condizionatori se metà delle case americane se lo compreranno?” sapendo benissimo che la risposta è negativa, perché la rete elettrica, come tutte le infrastrutture, è molto costosa e dunque viene dimensionata IN FUNZIONE DELLA DOMANDA PRESUNTA.

Dunque chi ne pianifica lo sviluppo analizza continuamente l’evoluzione della domanda e fa in modo che la rete sia in grado di rispondere ad essa: ad esempio in Italia la domanda diurna è intorno ai 40 GW mentre quella notturna scende a circa 24.

La potenza generativa installata in Italia è di circa 100GW (più del doppio) da cui naturalmente bisogna togliere le centrali in manutenzione. Ciò non significa che vi siano sempre – diciamo – 80GW in linea: non avrebbe senso perché l’elettricità ha molti meriti ma è molto difficile (e perciò costosa) da immagazzinare e dunque lo sforzo è sempre quello di generare esattamente l’energia che verrà prelevata, AD OGNI NODO DELLA RETE il che forse può suggerire l’idea di quanto diabolicamente complesso sia questo compito.

Che succede a Milano? Succede che arriva un picco di calore e se in media normalmente 100.000 famiglie o uffici accendono il condizionatore alle 10, quest’anno lo hanno fatto in 110.000 e può capitare che il picco di assorbimento mandi in tilt la cabina di distribuzione di Media o di Alta Tensione.

Ma io posso fare qualcosa?

E come no. Questo grafico rappresenta il consumo giornaliero medio della mia casa nella decade 2011-2020 (la linea tratteggiata rossa): a luglio 2021 il mio inverter si è guastato e non ho potuto ripararlo fino al gennaio successivo: la curva blu rappresenta il mio consumo in quel periodo, il che dà un’idea di quanto prelievo io eviti grazie al mio impianto fotovoltaico.

Perché le auto elettriche non c’entrano nulla?

Bè, intanto per l’ottima ragione che NON CI SONO il 50% di auto elettriche in circolazione (attualmente siamo più vicini allo 0.5%, e ci vorranno almeno altri 15 o 20 anni per raggiungere questo livello) e chiunque abbia un ordine in corso con consegna in molti casi già nel 2023 sa quanto sia assurda questa ipotesi. Sarebbe stato esattamente come chiedersi cosa sarebbe successo se nel 1910 metà delle case americane avessero avuto un condizionatore.

In secondo luogo perché chiunque ha un’auto elettrica cerca di ricaricarla di notte, perché è più comodo e perché gli costa molto meno.

Tutto bene dunque?

Calma, calma: il pericolo attualmente è inesistente, ma questo non significa che non dobbiamo preoccuparcene, ed in particolare:

  1. La rete deve essere adeguata non tanto in termini di quantità di energia, quanto in quella di distribuzione di potenza; nessuno tema, i tecnici che si occupano della rete italiana sono già al lavoro.
  2. Bisogna spingere sul fotovoltaico residenziale, perché chi come me ha un impianto fotovoltaico lo usa per soddisfare buona parte del proprio fabbisogno elettrico (in particolare dell’aria condizionata) senza aumentare il prelievo dalla rete, come avete visto sopra.
  3. Bisogna caricare di notte, il che vuol dire superare i problemi legati al fatto che il 70% degli italiani vive in contesti urbani, rendendo obbligatoria la presenza di wallbox IN OGNI POSTO AUTO o BOX PRIVATO.
  4. Bisogna caricare di notte, attrezzando i bordo strada con stazioni a bassa potenza per chi non ha parcheggi privati.
  5. Bisogna caricare di notte, magari con tariffazioni ancor più vantaggiose.
  6. Bisogna caricare di notte, incentivando le imprese ad attrezzare i propri parcheggi dove caricare i mezzi strumentali.

Che bisogna caricare di notte l’ho già detto? 😀

Post scriptum

Come mai fa questo caldo insolito? Forse perché il riscaldamento globale tante volte negato da cosiddetti scienziati è invece una cosa reale?

Cercare di contenerlo (anche convertendosi all’auto elettrica) è un dovere nei confronti dei nostri figli a cui stiamo lasciando in eredità non una sfera azzurra ma una palla di polvere.


2 risposte a "Blackout da condizionatori: e se ci fossero le auto elettriche?"

  1. Buongiorno Gianni,Come va? Grazie per gli spunti,Credo che non si pubblicizzi abbastanza il microfotovoltaico, quello destinato all’autoconsumo, ma che potrebbe appunto alimentare i climatizzatori (le pompe di calore in inverno?!) e perchè no, magari rendere anche i nostri balconi più belli, ombreggiati e meno caldi d’estate? Ho letto che Legambiente pubblicizza la raccolta di fondi per poi regalare pannelli FV alle famiglie meno abbienti ma non pubblicizza l’acquisto del pannello per l’uso personale? Quanto costano 1 o due pannelli FV per il microfotovoltaico? Dove si acquistano? Grazie, buona domenica

    Marcello Nizzoli cell. +39 331 4533385

    Le informazioni contenute in questo messaggio e precedenti, negli allegati degli stessi sono riservate, confidenziali ed ad uso esclusivo del destinatario ai sensi dell’art. 616 codice penale e trattate ai sensi del Dlgs. 196/2003. Nel caso in cui il presente messaggio Le fosse pervenuto per errore, la preghiamo di distruggerlo senza copiarlo, di non inoltrarlo a terzi ed informarci immediatamente al +39 3314533385 o all’indirizzo email: marcello_nizzoli@yahoo.com. Grazie.

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