Ha occupato molte pagine la notizia dell’accordo siglato dalla regione Emilia-Romagna per l’installazione entro il 2020 di 2.000 caricatori(*).
In estrema sintesi l’accordo prevede:
- 1.500 caricatori nelle principali città della regione installati a cura e spese delle utilities attive nell’area
- 500 caricatori (sempre entro il 2020) finanziati al 50% dalla regione al 50% dai suddetti operatori privati.
- il comunicato conclude stimando l’impegno di capitale complessivamente necessario: “[…] calcolando un costo di 9mila euro a colonnina, viene stimato un investimento complessivo di 18 milioni di euro.”
Premesso che, per definizione, ogni azione volta a favorire la Mobilità Elettrica in linea di principio va bene, all’atto pratico leggendo questo annuncio mi restano alcuni dubbi:
- Il costo unitario non trova riscontro sul mercato, è molto peggio della media del pollo di Trilussa: i caricatori infatti si distinguono in due categorie (chi ne sentisse la necessità può anche leggersi questo articolo : quelli in corrente Alternata che arrivano ad una potenza massima di 22kW (spesso limitata dall’inverter di bordo a meno della metà) e dunque per ricaricare una vettura di capacità media (**) richiedono tra le 4 e le 8 ore, e quelli in corrente Continua che partono da una potenza di 50 kW e in 30 minuti possono imbarcare 120 km di autonomia. E’ di tutta evidenza che il primo tipo sia adatto alla ricarica notturna e il secondo a quella diurna e che il primo tipo sia di proprietà privata ed il secondo condiviso anche perché il primo tipo costa in opera poche migliaia di euro ed il secondo diverse decine di migliaia. Fare una media di due apparecchiature così diverse e dove il costo varia di più di un ordine di grandezza è una imprecisione inaccettabile.
- A voler pensar male (ma non è il nostro caso 😀 ) si potrebbe credere che l’ambiguità sia voluta: se si accetta il concetto che un caricatore valga l’altro e mediamente costino €9.000 ciascuno, i 500 caricatori co-finanziati dalla Regione comportano un impegno di 500 x 9000 x 50% = €4,5M. Un operatore senza scrupoli (che sicuramente non è tra le aziende firmatarie) potrebbe farsi finanziare con €4.5M le 500 installazioni che in realtà gli costano in tutto €1M perché in AC, coprendo con il surplus il costo di almeno altre 1500, sempre in AC.
- Di conseguenza, non vi è nessuna garanzia sul mix di caricatori installato, perpetuando l’equivoco che vede tanti punti di ricarica ma ancora poco utilizzo; ma del resto, utilizzereste un distributore che per fare il pieno della vostra auto richiede 2 ore?
- Saranno in numero sufficiente? Per rispondere a questa domanda ammettiamo che l’estrapolazione dei dati storici di immatricolazioni elettriche nei prossimi anni che abbiamo fatto qualche settimana fa (***) sia corretta. Questa prevede un circolante elettrico di circa 51.000 vetture in Italia, e dato che la popolazione dell’E-R è il 7,3% del totale nel nostro Paese, possiamo assegnare a questa regione circa 5,000 EV a fine 2020. Per caricarle serviranno perciò almeno 5,000 caricatori AC notturni (alcuni dei quali se li compreranno gli automobilisti stessi) e tra i 60 e i 100 caricatori DC diurni (****)
Conclusioni
Mi sembra che la stima dei capitali necessari sia addirittura sovrabbondante; valorizzando i numeri che ho appena illustrato 5000 caricatori AC + 100 caricatori DC costano meno di 15 milioni.
Se dunque i milioni del PNIRE regionale verranno destinati alle installazioni DC e l’investimento degli operatori verrà dirottato su quelle AC ci sono le premesse per infrastrutturare l’Emilia Romagna nel modo migliore.
NOTE
(*) continuo la mia solitaria, inutile battaglia contro l’orrendo termine “colonnine”
(**) non esiste un dato ufficiale sulla capacità media della batteria delle auto elettriche immatricolate in Italia; esaminando i dati di questo 2018 si nota che la media è passata da meno di 30 ad oltre 40 kWh; se generosamente assegnamo a tutte queste EV un consumo di 6 km/kWh questo vuol dire percorrere in media 240 km con un pieno. Dunque possiamo attenderci che mediamente, man mano che peso e costi delle batterie scendono grazie ai maggiori volumi, questa media si attesti rapidamente intorno agli 80 kWh
(***) la trovate in questo articolo
(****) questa stima è ancor più complicata da fare. Aritmeticamente il numero di caricatori DC necessario nelle ipotesi sopr riportate è di sole 30 unità, ma il calcolo aritmetico presuppone una distribuzione capillare. Nella fase iniziale della curva è dunque necessario che le installazioni precedano le immatricolazioni per rassicurare i consumatori