Radical thinking

Siamo capaci di pensiero in modo radicalmente diverso dalla “norma”? A parole sì, ma in pratica credo sia MOLTO difficile.

Chi lo desidera può leggere in proposito il saggio breve intitolato “Flatlandia” di Edwin Abbott, un ecclesiastico inglese del Settecento che si divertì a raccontare la storia di un mondo fatto di figure geometriche piane nel quale una di queste improvvisamente si rende conto che l’Universo di dimensioni ne ha tre!

La narrazione dell’incredulità, incomprensione, rifiuto della Società “piatta” che si sente dire che il mondo non è “piatto” è divertentissima ma profonda.

In questi giorni è stata finalmente presentata la Volkswagen I.D. il primo frutto della conversione all’elettrico della casa di Wolfsburg e se da un punto di vista tecnologico(*) ci sono molte ragioni per apprezzarla, dal punto di vista del design….. meh!

L'immagine può contenere: auto e spazio all'aperto

“E che ti aspettavi?” mi chiede l’amico Luca, una domanda a cui forse non so rispondere in modo coerente. Diciamo che, al massimo, intravedo delle opportunità che ancora non vengono colte.

Queste opportunità sono quelle legate alla ADX, la Automotive Digital Transformation, ovvero il prepotente ingresso delle tecnologie digitali nella filiera Automotive, e vanno IMHO ben al di là dell’auto-che-si-guida-da-sola e della sharing-economy: la prima perché è tecnicamente immatura e lo resterà ancora per molti anni, e la seconda perché non è ancora riuscita a trovare un modello di business sostenibile(**). Provo ad accennarne a qualcuna:

  • modularità: le componenti elettriche sono immensamente più adatte di quelle meccaniche ad una progettazione veramente modulare, ad esempio, che mi servono 150 kW di potenza del motore per girare in città? Che mi servono 5 posti se viaggio da solo? Perché non posso avere la trazione integrale solo quando vado a sciare? Perché l’automobile non può essere un abitacolo + drivetrain accoppiabili a piacere a seconda delle esigenze recandosi in un magazzino (previa prenotazione) per cambiare o l’uno o l’altro (o entrambi)?
  • volumi: come mai non riusciamo ancora ad immaginare un’auto significativamente diversa da una Ford mod. T (quattro ruote, abitacolo, vano motore, telaio) anche oggi che i motori sono due o persino quattro e molto più piccoli di quelli termici? Perché non sapendo cosa fare del vano motore non siamo riusciti ad inventarci altro che… lasciarlo vuoto? Perché nel passare da una massa concentrata in un blocco tridimensionale ad una piatta e larga non è cambiato nulla nella forma delle auto?
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  • personalizzazione: come mai l’auto digitale non ha ancora un Sistema Operativo standard? Perché non dovrebbero esserci auto con S.O proprietario ed altre con S.O. aperto? Perché le auto di oggi sono tutte Apple e non esiste una Microsoft delle auto o, addirittura, Linux? Perché non posso integrare le applicazioni native con altre acquistate sul mercato?

So benissimo che ora mi pioveranno addosso i commenti di chi ha visto questo o quell’altro video, questa o quell’altra animazione ma il tema è che sul mercato non arriva nulla.

Sembra che le Case siano timorose nel cambiare anche il minimo dettaglio cercando di rendere le auto elettriche comunque sovrapponibili ai modelli termici, ignorando tutti gli aspetti “soft” che tanto hanno contribuito alle vendite e che, in alcuni casi, spariranno per mai più ritornare.


(*) a titolo di mero esempio: batterie modulari, aggiornamenti OTA, piattaforme dedicate elettriche su cui possono articolarsi vari modelli…

(**) la “sostenibilità” a cui faccio cenno non è solo quella – pur importantissima – che permette di far quadrare i bilanci di un business di car sharing free-float (cosa che ancora non sembra sia riuscito a nessuno) ma soprattuto quella di un’industria che vedendo passare l’utilizzo di una auto media dai poco più di 10.000 km/anno a dieci volte tanto vedrebbe ridurre in modo significativo il parco circolante e, di conseguenza, anche le immatricolazioni, nonostante un ricambio più frequente


2 risposte a "Radical thinking"

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