Incentivi sì / incentivi no

crippa
Davide Crippa

Qualche giorno fa ho partecipato ad e_Mob 2018; nel corso dell’evento vi sono stati numerosi convegni, durante i quali il sottosegretario allo Sviluppo Economico del MISE, Davide Crippa ha dichiarato che il Governo non era orientato a deliberare  incentivi a pioggia, ma solo molto mirati.

Questa dichiarazione non è stata accolta con favore da molti appassionati e commentatori, che vi hanno letto una scarsa volontà di incentivare l’adozione della Mobilità Elettrica.

Chi mi conosce sa che il mio orientamento politico è molto lontano da quello dell’attuale Governo, ed è perciò in perfetta serenità che mi permetto di dissentire da questi pareri, ammettendo anche di avere – quando se ne è presentata l’occasione – argomentato questa mia posizione con vari esponenti del Parlamento.

Le ragioni per le quali mi trovo in sintonia con questa posizione del Governo sono molteplici ed ho già avuto modo di discuterle in molti articoli, ad esempio qui, qui e qui: a titolo di riassunto però riunisco le principali.

Incentivi esistenti

La Mobilità Elettrica godrà (a regime) già di sostanziosi incentivi: percorrendo i 420 miliardi di kilometri/auto che gli Italiani percorrono ogni anno in elettrico anziché in modo tradizionale, spenderemmo 24 miliardi di energia elettrica contro i 53 miliardi che spendiamo per la benzina ogni anno; una differenza di ben 29 miliardi l’anno, in larga misura a carico dello Stato che incasserebbe solo 16 miliardi anziché 35. Casomai bisogna vigilare perché a nessuno venga in mente (*) di recuperare questo gettito a danno della trasformazione.

incentivi? no grazie.001

Il costo dell’infrastruttura pubblica di ricarica (cioè dei caricatori necessari per l’uso occasionale durante il viaggio) come si vede dalla stessa diapositiva è un falso problema, in quanto i 125.000 caricatori Fast necessari non costerebbero più di 5 miliardi, ovvero circa un quarto del risparmio realizzato OGNI ANNO.

Avviare il processo

Ho evidenziato qui sopra le parole “a regime” perché sono il primo a rendermi conto che se tutto ciò è vero, è anche vero che le vendite di auto elettriche sono ancora una frazione minuscola delle immatricolazioni: il volano fatica a mettersi in moto, come aiutarlo?

A mio parere, partendo dalle flotte aziendali, anche e soprattutto per il fatto che queste ultime sono responsabili di una frazione sproporzionata della percorrenza totale (e dunque delle emissioni climalteranti). Dovendo sceglire quali auto togliere per prime dalle strade, sono del parere che si debba iniziare dalle più inquinanti (**)

perché le imprese

Ma quanto mi costi?

Infine credo sia opportuno non lasciarsi trascinare dall’ideologia e rimanere coi piedi ben ancorati per terra, facendo i conti con quelle che potrebbero essere delle realistiche disponibilità di risorse finanziarie; in questa diapositiva ho provato a fare un po’ di conto sull’ipotesi di un incentivo di EUR 5.000 sull’acquisto di vetture aziendali con percorrenza di almeno 35.000 km / anno

il costo della misura

L’obiettivo di questa misura, il cui costo – pur rilevante in assoluto – sarebbe comunque ragionevole all’interno del bilancio dello Stato, sarebbe quello di mettere in moto il volano di cui sopra, favorendo anche nel contempo la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica. Ad un tasso di 1:10, le 100.000 vetture appartenenti a flotte aziendali disseminerebbero sul territorio circa 10.000 Fast in due anni, preparando il terreno per l’adozione di massa.


(*) magari grazie ad una imbeccata…

(**) sappiamo bene che le auto aziendali sono più nuove e dunque più pulite, ma una fuoriserie Euro 0 che percorra 500 km / anno inquina molto meno di una utilitaria Euro 6 che ne percorra 40.000


2 risposte a "Incentivi sì / incentivi no"

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